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martedì 22 giugno 2010

e ora un tributo al grande Martin....


In attesa del già qualificato Brasile che oggi giocherà contro la Bolivia ormai fuori dai giochi, ieri si sono giocati gli altri quattro incontri del girone sudamericano. La partita più importante era ovviamente quella dell’Argentina di Maradona che al Monumental di Buenos Aires si giocava le residue chance di quantificazione contro il Perù. Il cielo della capitale argentina ha scaricato litri di pioggia nell’arco dei novanta minuti e soltanto allo scadere i padroni di casa hanno potuto festeggiare grazie ad un gol di Martin Palermo.
L’incontro di ieri sera è stato sicuramente epico, la nazionale albiceleste ha mostrato ancora una volta tutti i suoi limiti sudando più del dovuto per piegare la resistenza di un avversario, il Perù, tutt’altro che eccezionale. Gli argentini hanno trovato la rete del vantaggio con Higuain soltanto nei primi minuti della ripresa, poi la squadra di Maradona è improvvisamente sparita, nascosta dietro un misero gol con la paura di perdere che faceva tremare le gambe. Il Perù indomito ha lottato con le poche armi che aveva e al 90′ ha trovato il pareggio con il neo entrato Rengifo. In quel momento il mondo ha riversato tutto il suo peso sulle spalle del pibe de oro.
Quando la palla è tornata al centro per essere battuta il quarto uomo implacabile ha mostrato la lavagnetta del recupero, due minuti soltanto. Tutta l’Argentina si è riversata avanti, un contropiede del Perù non poteva ormai impaurirli più di tanto. Intanto continuava a piovere quando dopo un minuto di recupero l’albiceleste ottiene un corner, cross in mezzo dalla destra, controcross dalla sinistra rasoterra di Insua, la palla in qualche modo arriva a Martin Palermo appostato sul palo, tocco facile per il gol che probabilmente sarà il più importante della sua carriera. Quello che succede dopo è facilmente immaginabile, Maradona si rotola sull’erba bagnata del Monumental mostrando un’agilità insospettabile, Palermo sfida la tempesta a torso nudo, più tardi il ct dirà che Dio per un secondo si è ricordato dell’Argentina.
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Giorgio

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